parco trandafirilor

Diario Chisinau 5 – Parco Trandafirilor e perché i moldavi non sorridono mai?


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Ce ne andiamo con un ritrovato entusiasmo e ci dirigiamo alla nostra seconda tappa, il parco Trandafirilor (parco delle rose).

Mentre camminiamo, le stradine ci sembrano tutte uguali.

Un signore ci ferma e ci chiede informazioni, vuole sapere dove si trova il numero 13 della strada Ciuflea.

Incredibilmente capisco cosa vuole e gli indico la strada, ma non so dove sia il civico 13. Noi invece chiediamo indicazioni per il parco: stiamo andando nella direzione giusta. Arriviamo e all’entrata c’è un piccolo chiosco dove compriamo una bottiglietta d’acqua per 25 centesimi di euro. Passeggiamo per i sentieri dove si vedono ancora i segni della tormenta di neve del mese precedente e arriviamo ad uno spiazzo con degli attrezzi curiosi. Si tratta di alcune macchine per fare esercizio all’aperto, come quelle che si possono trovare in palestra, ma più semplici. C’è una cyclette, una specie di lat machine, un precursore dell’ellittica ed altri attrezzi. Incuriosito, il mio ragazzo sale su una di queste, cercando di capire come funziona. Sulla cyclette c’è un’anziana signora, che inizia a parlarci in russo. Sembra incitare il mio ragazzo, spiegandogli a gesti cosa deve fare. In rumeno gli dico che non capisco e se può parlare in rumeno, ma lei continua imperterrita a parlare russo.

Tipici attrezzi che si trovano in quasi ogni parco di Chisinau

Su un altro attrezzo c’è una signora e inizia a parlarci in italiano. Ci spiega che la signora parla solo russo e che ci voleva spiegare come usare l’attrezzo. Si chiama Victoria e ci racconta che ha vissuto in Italia diversi anni, faceva la badante. Con i soldi guadagnati è riuscita a comprare casa ai suoi figli, poi loro le hanno chiesto di tornare. In Moldavia, però, dice di non essere felice: i soldi per la pensione non le bastano e vorrebbe tornare in Italia. Anche un solo mese di lavoro le permetterebbe di vivere dignitosamente diversi mesi in Moldavia. Entriamo in confidenza e decidiamo di fargli una domanda delicata.

Perché i moldavi non sorridono mai?

Prima della partenza, da qualche parte, avevo letto che la gente in Moldavia non sorride mai.

Ricordo di avere pensato testuali parole: “Ma che cazzata!”. Al mio arrivo nel paese però mi sono dovuta ricredere.

La gente, in generale, non sorride. Ci sono state ovviamente delle eccezioni, di cui parlerò più avanti, ma anche situazioni davvero paradossali che non mancherò di raccontarvi.

In generale i moldavi vi ignoreranno. Il primo esempio che abbiamo avuto noi, con la nostra esperienza, è stato il taxista di cui vi ho parlato nel capitolo 3. Il secondo esempio è stato sempre quel primo giorno. Al ritorno dalla piazza siamo entrati in un piccolo supermercato per curiosare un po’ e farci un’idea sui prezzi.

Entriamo, guardiamo, ma non compriamo niente e quindi prima di uscire lo faccio presente al cassiere.

Come ho detto era un supermercato piccolo, non c’erano gli allarmi anti taccheggio, come succede dei piccoli negozi di quartiere, ed essendo chiaramente turisti e delle facce nuove volevo far presente che stavamo sì uscendo, ma che non avevamo niente con noi. Ora, è vero che il mio rumeno non è dei migliori, ma se era riuscito a capirmi un bambino di 4 anni, sono sicura che anche il cassiere mi aveva capita. Lui, per tutta risposa, alza la testa e ci guarda con gli occhi vuoti, senza proferire parola, senza fare un cenno, continuando meccanicamente a passare gli articoli in cassa. Non so come interpretare questa reazione e chiedo se posso uscire, indicando l’uscita con il dito. Niente. Non mi ha degnata né di una parola né di un cenno. Mi sarebbe andato bene persino un vaffanculo! Invece niente.

Quindi, come dicevo, dopo essere entrati un po’ in confidenza con Victoria, le chiediamo, con tutto il tatto possibile:”Vogliamo farti una domanda. A noi, che siamo qui da poco, è sembrato, ma forse è solo un’impressione, che i moldavi siano un pochino tristi, ma forse ci sbagliamo. Cosa ne pensi?” e la sua risposta è stata: “Solo un pochino? Noi moldavi siamo molto tristi. Perché mai dovremmo essere felici?”. E lì ci ha spiegato un po’ i problemi con il governo, il passato difficile del paese, e le difficoltà con cui i moldavi vivono ogni giorno. Ci ha anche raccontato di come lei, appena arrivata in Italia, incontrava gente sorridente che le chiedeva “perché non ridi mai?”. Aveva un ricordo davvero bello dell’Italia e si era pentita di essere tornata in Moldavia. Le si leggeva la nostalgia negli occhi e dopo una lunga chiacchierata l’abbiamo salutata e ce ne siamo andati con un po’ di amaro in bocca.

Se avete la sensazione che i moldavi siano un po’ tristi, bé, forse lo sono davvero ed hanno anche un motivo per esserlo.

Salutata Victoria facciamo un giro del parco, che è davvero immenso. Ci avviciniamo a uno dei tre laghetti e rimaniamo un po’ ad ascoltare le rane che emettono un gracidio assordante, poi ci dirigiamo verso il centro e andiamo verso la nostra terza tappa.

 

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Articolo creato 180

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